Benvenuto nel portale di CERTFORM dedicato al mondo del lavoro
VUOI CANDIDARTI?
Cerca il lavoro che fa per te
Scopri di piùIn che modalità vorresti lavorare dopo la pandemia?
Una volta lasciata alle spalle l’emergenza Covid, “quasi un terzo dei dipendenti” in Italia – emerge da una ricerca degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – lavorerà da remoto, in media “2,7 giorni alla settimana nelle grandi imprese” e “1,4 giorni nelle PA”.
La pandemia ha messo in evidenza che molti lavori possono essere svolti in ambiente domestico. E questa potrebbe essere, se si terrà conto dei risultati, una bella notizia per tutto il sistema Terra: meno inquinamento, meno traffico, un diverso approccio al tempo libero e una più spinta ricerca nell’ambito della energia pulita. Però c’è chi è dovuto necessariamente tornare nelle cattedre, nei banchi di scuola, negli uffici, nelle fabbriche e nelle sedi dove si svolgono i servizi essenziali.
La vera sfida è creare le condizioni affinché tutto questo non determini una caduta in termini di prodotto e produttività. Siamo pronti a fare ciascuno la propria parte affinché la situazione che abbiamo vissuto diventi un elemento su cui contare per fare crescita. Un altro tema delicato che emerge dalle indagini compiute dall’Istat in questi mesi è quello degli spazi di lavoro. Non è infatti sempre semplice riadattare le proprie case per renderle degli uffici. Ma servono anche tecnologie e infrastrutture digitali.
Insomma, bisogna possedere un computer e una rete che funziona, e le imprese che offrono lavoro devono avere risorse per consentire tutto ciò ai propri dipendenti. Considerando, inoltre, che ci sono settori in cui il rapporto del lavoratore con l’azienda e con la clientela è ineludibile.
Come ultima problematica da affrontare, c’è quella del fattore umano. Il lavoro a distanza può aiutare ma ci sono anche controindicazioni, come le minori occasioni di socialità e di cambio di ambiente.
Ma è indubbio che il digitale, che ha funzionato da straordinaria leva per garantire la continuità, ha dimostrato una volta per tutte che un nuovo modo di lavorare è possibile. Ha abbattuto resistenze e pregiudizi sul lavoro da remoto – impropriamente definito smart working, un concetto più ampio che non include solo il lavoro dipendente e subordinato, ma ne rivoluziona i presupposti perché cambia i rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, svincolando quest’ultimo dalle logiche tradizionali e soprattutto da un luogo fisso, oggi identificato con un’abitazione – segnando una svolta irreversibile nell’organizzazione del lavoro.
Il cambiamento a cui si guarda non è solo quello lavorativo: sicuramente la dimensione professionale è stata preponderante, ma insieme al lavoro sono cambiate anche routine, abitudini e relazioni, professionali e personali. La leadership ha assunto nuovi significati intorno ai valori della condivisione, dell’inclusione, dell’apertura al contributo del singolo, chiamato a una maggiore iniziativa. Insieme alle skill digitali si sono sviluppate anche nuove competenze e la soddisfazione lavorativa ha assunto una nuova dimensione, più orientata al benessere.
A questo si sono accompagnati un nuovo senso di appartenenza, nel momento in cui la stessa sopravvivenza dell’organizzazione era appesa alla capacità di innovarsi velocemente, e anche una diversa e migliore valutazione del proprio apporto professionale alle performance complessive.
Ne è nata una nuova consapevolezza intorno al proprio valore, che sul lungo periodo può tradursi in una maggiore capacità di contrattazione, che sia più in linea con le proprie aspettative e desideri, il cui baricentro è sempre più spostato verso il benessere e la felicità del lavoratore, a beneficio della propria produttività. Del resto, le aziende e le organizzazioni sono fatte di persone. Persone felici rendono l’azienda più felice e più produttiva.
Il business sarà sempre più caratterizzato dalla fiducia e dal mettere al centro desideri e bisogni delle persone, che non sono più solo forza lavoro, secondo una definizione desueta nel momento in cui a giocare un ruolo determinante sono i valori e le competenze personali oltre a quelle professionali.
La pandemia ha bruciato i tempi di un cambiamento già iniziato ma estremamente lento e ostacolato da pregiudizi pigri e datati. Ora la sfida per il futuro che ci attende sta nel perfezionarlo, riportando l’innovazione alla sua vera e implicita missione: migliorare la vita delle persone.
Articoli correlati
-
ADDIO A CURRICULUM EUROPASS E…
Capita sempre più spesso di ricevere curriculum di candidati apparentemente brillanti e capaci. Ovviamente questi profili suscitano la curiosità dei..
-
Recruitment Gamification
E se al colloquio ti chiedessero: giochiamo? Per valutare il potenziale dei candidati, che va oltre quanto normalmente scritto sui..
-
Manager o Leader?
Un manager, solitamente, gestisce il valore e le capacità del personale di sua responsabilità. Alcuni manager, si trovano a sottrarre..
-
La busta paga del futuro
A livello europeo, il 47% dei dipendenti afferma che sarebbe disposto a pagare una piccola commissione per garantirsi un accesso..
-
Quali sono le domande illegali…
Quando un candidato incontra i suoi possibili nuovi datori di lavoro il colloquio dovrebbe sempre soffermarsi sulle sue capacità e..