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E se al colloquio ti chiedessero: giochiamo?
Per valutare il potenziale dei candidati, che va oltre quanto normalmente scritto sui CV, i responsabili della selezione del personale sono sempre alla ricerca di nuovi approcci che permettano di innovare il processo di reclutamento.
Molte aziende hanno dovuto affrontare, in questi anni, le sfide imposte dall’innovazione e dalla trasformazione digitale, in quanto i cambiamenti hanno interessato anche il settore HR, che ha iniziato a confrontarsi con nuove modalità di selezione, come la Recruitment Gamification.
Nel processo di selezione, il gioco è stato portato come un nuovo elemento, in grado di aiutare il selezionatore nella corretta valutazione dei candidati. Il motivo è semplice: il gioco stesso crea una situazione più rilassata, che non ha nulla a che fare con l’ansia e lo stress di una selezione tradizionale; i candidati sono quindi più liberi di esprimersi al meglio, lasciando emergere le loro reali potenzialità. Inoltre, una soluzione così innovativa rafforza ed amplia l’immagine del marchio dell’organizzazione, trasmettendo un valore aggiunto, percepibile a chi sta lavorando per trovare la giusta offerta di lavoro, nel vasto mare degli annunci di lavoro.
La selezione “tradizionale” del personale presenta problematiche ricorrenti, soprattutto durante il colloquio faccia a faccia: i candidati tendono a preparare risposte “pacchettizzate” alle classiche domande dell’intervistatore; mentre molti reclutatori non hanno la capacità necessaria per valutare e giudicare le reali capacità dell’aspirante.
Ed è proprio qui che entra in gioco la Gamification: integrando il processo di reclutamento con test, sfide e minigiochi, incoraggia il candidato a interagire con l’impresa, poiché simula virtualmente il posto di lavoro; inoltre, in questo modo, ai recruiter vengono forniti parametri oggettivi e misurabili, che consentono di valorizzare le capacità dei candidati, come creatività e problem solving. Gli elementi di gioco sono particolarmente utili nelle prime fasi di reclutamento perché, attraverso il gameplay, è possibile delineare un profilo chiaro e dettagliato delle persone, facilitando notevolmente il lavoro dei responsabili delle risorse umane.
Hr e mondo dei videogiochi
Durante il nostro webinar Recruitment Gamification abbiamo avuto modo di analizzare in che modo il mondo dei videogiochi si applica a quello della ricerca e selezione del personale, soprattutto grazie all’intervento di Fabio Viola, Game Designer e Docente.
Può sembrare un nesso strano il rapporto tra ricerca del lavoro o selezione del personale e il mondo dei videogiochi. Quello che oggi sta accadendo non è un’utopia ma sono nate decine e decine di start up e migliaia di aziende in tutto il mondo hanno adottato la Gamification per la parte di screening o pre-screening dei potenziali candidati. Spesso sono dei videogiochi creati ad hoc per l’azienda che hanno dei sistemi di valutazione di soft skills, di problem solving, pensiero laterale e per le capacità di ragionare sotto stress.
Per chi gioca, il candidato, non cambia nulla rispetto al rapporto con i videogiochi, ai quali siamo abituati, ma quello che accade in più è che oltre a divertirsi si sta partecipando ad una selezione.
L’aver portato a termine quel gioco o l’averlo portato a termine con certe classifiche e con certi punteggi apre la possibilità di ricevere l’invito a un colloquio fisico, quindi a un secondo step.
In alcuni casi addirittura non esiste questo secondo step ma su richieste specifiche – Google lo fa da tempo, come i servizi segreti inglesi e altre aziende tech – si lanciano delle challenge, cioè delle sfide reali, sotto forma di gioco come decriptare dei codici o hackerare un sistema.
Se ciò sta accadendo sempre più spesso è perché si è notato che tramite questi processi si hanno meno bias nella selezione. In questo modo si valuta la persona che si ha di fronte e non solo il suo curriculum. Ovviamente un altro fattore positivo è l’ottimizzazione dei tempi: l’Hr invece di scrutinare 10.000 curriculum arrivati a cascata dovrà valutare 200 persone arrivate da questa preselezione, che risultano già più adatte e motivate verso il ruolo. Progetti come questi funzionano al momento molto bene in aziende medie o grandi, come l’Oreal.
Quello che si è notato è che i candidati, tramite questi giochi, arrivano con migliori conoscenze dell’azienda e del ruolo da ricoprire e quindi poi la performance in fase di selezione è mediamente migliore rispetto alla controparte che arriva dal percorso tradizionale di curriculum e cover letter.
Questi sono alcuni degli spunti possibili sui quali si sta lavorando in questa contaminazione tra l’hr e il mondo dei videogiochi e che speriamo possa evolversi sempre di più in modo da snellire i percorsi di selezione e perché no, divertendosi anche.
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